Presentazione almanacco 2 - Atelier di Lettura

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Presentazione almanacco 2

Incontri > 2018 > Presentazione Almanacco
Giovedì 13 dicembre, alle ore 18.00, 
Biblioteca Civica di Pordenone, sala Degan
l’Atelier di lettura, presenta
Almanacco inverno-primavera 
 
GIACOMO LEOPARDI
DIALOGO DI UN VENDITORE DI ALMANACCHI E DI UN PASSEGGERE

Almanacco è voce araba (al-manakh) e significa calendario e il nostro è, infatti, cadenzato in due stagioni, l’inverno e la primavera, scandite per singola giornata, dal 21 dicembre al 20 giugno.

L’operetta è stata composta da Giacomo Leopardi nel 1832 e pubblicata nell’edizione delle Operette morali del 1834. Progettato probabilmente per il giornale “Lo Spettatore” e indirizzato a “quelli che vogliono leggere per diletto”, il breve dialogo ha un andamento vivace e incalzante anche in virtù della prosa lineare e del lessico comprensibile. Mette a nudo la serena ingenuità di uno dei due protagonisti, il venditore di almanacchi ma, sotto la patina dell’apparente tranquillità, svela ancora una volta il profondo pessimismo del poeta di Recanati.

Si incontrano per la strada un passante, l’alter ego di Leopardi, e un venditore di almanacchi, o di lunari, per definire in modo più popolare questi pot-pourri di sapienza che si colorano di previsioni, di consigli, di precetti e di commemorazioni. Il viandante pungola il venditore con quesiti che si incentrano soprattutto sulla felicità della vita, che il secondo dà per scontata, mentre il primo, apparentemente consenziente, la confuta. 

Alla precisa domanda del passeggere se il venditore vorrebbe rivivere la vita passata, o se chiunque, ancorché principe, vorrebbe riviverla, l’uomo semplice risponde convintamente di no. 

Ne consegue che la vita che non si vorrebbe rivivere è quella passata, quella già vissuta, quella che si conosce e non si apprezza. Si spera, invece, che quella futura, ignota, possa essere più soddisfacente e piacevole. 

Questo è il senso degli almanacchi, che parlano di un prossimo futuro e giocano, in fondo, sull’ambiguità, tanto che il passeggere, pur pessimista, alla fine acquista dal venditore, per la somma di trenta soldi, il lunario più bello che ha. Si incontrano e si” scontrano” in quest’operetta due interlocutori anonimi portatori di due sentimenti contrapposti: il popolano, col suo sentire ottimista, e l’uomo colto e disilluso e anche pedagogo che cerca di istruire il meno educato e di farlo giungere alla conclusione che le sue convinzioni sono sbagliate. 

Il passeggere, però, non ha spocchia, né tanto meno superbia o prosopopea, ma soffonde tutto il dialogo di una pacata e bonaria ironia dipingendo il popolano e la sua salvifica faciloneria con una sorta di comprensiva pietà. In fondo la sorte infelice che accomuna è quella che tocca a tutta l’umanità, colta o insipiente che sia. E allora, in conclusione, l’unico modo tollerabile di vivere la vita è quello di viverla con superficialità?

Per l’Atelier di lettura
Lorenza Moro
 
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